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Ritratti: Klaus Busse

Che differenza passa tra progettare un’auto o una barca? A prima vista la distanza che separa questi due mondi può sembrare siderale.

Photo by Giovanni Malgarini
Photo by Giovanni Malgarini

Eppure sono molte le cose che hanno in comune. A iniziare dal fatto che un’automobile così come un’imbarcazione sono concepiti per muoversi in un determinato contesto come la strada o la superficie del mare. Si possono definire a tutti gli effetti vere e proprie architetture in movimento. C’è però un aspetto che, più di tutti, rinsalda il legame tra un’auto e una barca. Riguarda la qualità dell’esperienza che permettono di vivere.

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«Essere al volante di una Maserati è sicuramente diverso dal trovarsi a bordo di un’imbarcazione mentre si naviga in mare aperto», racconta Klaus Busse da ottobre 2015 Head of Design di FCA per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa, e supervisore dello stile dei marchi che ne fanno parte compreso Maserati. «Non si deve dimenticare però che in molte occasioni l’interlocutore è lo stesso: ecco perché in ogni progetto, che sia uno yacht o una fuoriserie, l’aspetto più importante è stabilire un canale di comunicazione a livello emotivo con l’utente finale, permettendogli di vivere un’esperienza il più possibile unica e coinvolgente».

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È questo il fulcro di ogni progetto concepito dalla Casa di Modena. «Quando con Levante si è deciso di entrare in nuovo segmento di mercato c’erano due strade da percorrere: creare un Suv e renderlo simile a una Maserati oppure, come abbiamo fatto, partire dall’idea di progettare una Maserati che fosse un Suv».

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Obiettivo centrato. Questo modello pur inaugurando un nuovo corso nella storia della Casa del Tridente, interpreta alla perfezione il Dna della casa automobilistica di Modena, a partire dal profilo che conferisce alla Levante l’impronta sportiva tipica di una coupé.

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Una vocazione che si può leggere in tanti altri dettagli come, per esempio, il frontale aggressivo, la caratteristica griglia concava sulla quale campeggia il tridente, il profilo del cofano motore, le tre iconiche uscite d’aria sul parafango anteriore, e il lunotto molto inclinato e dalla forma rastremata tipico di una vettura ad alte prestazioni.

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«Quando arriva il momento di pensare ai modelli futuri si è inevitabilmente investiti di un forte senso di responsabilità», prosegue Busse, «perché non si tratta semplicemente di concepire un’auto sportiva, ma di creare qualcosa che nel giro di 10 o 15 anni può diventare un oggetto da collezione da esporre in un museo oppure da far sfilare a un concorso d’eleganza».

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Quando si ha che fare con una Maserati limitare il ragionamento alle informazioni contenute in una scheda tecnica o evidenziate in un listino diventa molto riduttivo. Si deve partire dal processo creativo e dal tipo di approccio che accompagna ogni nuovo progetto.

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Tutto ha inizio da un foglio di carta» commenta Busse «Quando disegno metto da parte la componente razionale. Sono le sensazioni a guidare la matita sul foglio. L’ispirazione è per me un’energia creativa che lascio libera di sprigionarsi». Niente di più vero. Un oggetto in grado di stimolare un’emozione non può nascere senza il coinvolgimento della sfera emotiva di chi lo progetta. E nel caso di Maserati è ancora più importante perché il concetto di forma e funzione si arricchisce di nuovi significati.

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«Come designer per me la forma è anche funzione. All’interno della forma la componente attrattiva assolve a una precisa funzione: costituisce l’elemento di richiamo più importante», aggiunge Busse. Ma non deve essere fine a stessa. «Resto sempre stupito nel vedere oggi modelli con prese d’aria finte applicate per esaltare e rilanciare l’impronta sportiva». riflette Busse.
Il design di una Maserati, al contrario, è senza compromessi. Improntato a uno stile dove ogni dettaglio assolve a una logica funzionale, riesce a esprimere anche un senso estetico lontano da ogni forma di ostentazione. Tutto questo contribuisce a far emergere un carattere ben definito che è da sempre la cifra stilistica dei modelli realizzati fino a oggi dalla Casa del Tridente.

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«La Maserati A6 GCS prodotta negli Anni 50 ne è un esempio. Pensata per le competizioni riesce a coniugare elementi come gli imponenti tubi di scarico e il profilo basso e aggressivo tipico delle auto da corsa di quel periodo, a dettagli come i fanali disposti in posizione rialzata che rimandano all’eleganza di una granturismo. Un concetto di eleganza sportiva che, reinterpretato in chiave moderna, rappresenta oggi il tratto distintivo di tutta la gamma Maserati», conclude Busse.
E costituisce, potremmo aggiungere, quel ponte ideale tra passato, presente e futuro della Casa di Modena.

 

 

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