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Chanel J12

Il successo nasce da un’idea. Incarna una visione estetica e un codice stilistico fuori del comune. Rende un oggetto iconico. Un concetto, questo, applicabile a ogni prodotto: da una barca a un orologio.

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Nel mondo delle lancette esempi del genere non mancano. Come l’ingresso sulla scena del J12 di Chanel che rappresenta un momento di svolta. Sarà un caso, ma l’arrivo di questa referenza avviene nel 2000 e segna l’alba di un nuovo millennio per l’orologeria.

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Voluto da Jacques Helleu, all’epoca alla guida della comunicazione per la divisione orologi e profumi della Maison francese, il J12 segna il punto di rottura con quanto visto fino a quel momento e porta all’attenzione una serie di innovazioni che, fatto raro per il settore orologiero, nulla hanno a che vedere con la meccanica o con il movimento. Su tutti l’impiego della ceramica. Un materiale fino a quel momento poco conosciuto che, abbinato all’inedita tonalità cromatica nera della prima collezione, decretò il successo del J12.

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E pensare che tutto iniziò quasi per caso. L’obiettivo di Helleu era concepire un segnatempo dal carattere sportivo che rispondesse alle sue esigenze. Da qui l’idea di concepire un orologio fuori del comune con un design che richiamasse il mondo dell’auto e quello della vela, le grandi passioni di Helleu.

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Un orologio nato per un polso maschile, ma che nel giro di pochissimo tempo conquistò anche l’attenzione del pubblico femminile. Alla versione lanciata nel 2000 seguì tre anni più tardi una seconda in ceramica bianca. E se il 2003 da un lato consacrò definitivamente il J12 sulla scena orologiera, dall’altro segnò l’inizio della carriera di un giovane designer.

In quell’anno Arnaud Chastaingt iniziò il suo percorso professionale nel mondo delle lancette e dell’alta gioielleria da Cartier. Dieci anni dopo arrivò la chiamata da Chanel. Oggi Chastaingt è direttore del Watchmaking Creation Studio di Chanel. In breve è qui che nascono e prendono forma tutte le creazioni orologiere della Maison ed è qui che la strada del designer incrocia quella del J12. Per il restyling di questa referenza ci sono voluti quattro anni di lavoro.

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Ma, come tiene a sottolineare lo stesso Chastaingt, non si tratta di un nuovo J12, bensì del J12 di oggi e domani. A prima vista tutto appare immutato ma è nei dettagli che si possono cogliere i cambiamenti. «Avevo due strade davanti» commenta Chastaingt «fare qualcosa di completamente nuovo, oppure restare fedele al concetto originale. Per un designer è sempre facile quando si parte da un foglio bianco. Diverso è quando ti devi confrontare con un oggetto diventato un’icona. Ho scelto di mettere da parte il mio ego creativo per comprendere con la massima umiltà i codici estetici coniati a suo tempo da Helleu. È stato il lavoro fin qui più complesso affrontato nella mia carriera».

Uno studio approfondito che si è tradotto in un lavoro chirurgico. Le aree d’intervento hanno riguardato prima di tutto la lunetta, più sottile rispetto a quella della versione originale. Una soluzione questa che dà più respiro ed enfatizza maggiormente il quadrante. Le scanalature sono aumentate passando da 30 a 40.

Anche il sistema di rotazione della lunetta unidirezionale è stato rivisto in modo da risultare più piacevole al tatto quando si aziona e all’udito poiché genera un suono meno metallico e più morbido. Nuovi anche i numeri che spiccano sul quadrante. Realizzati in ceramica sono applicati e adottano un carattere tipografico studiato appositamente per questa referenza. L’altra grande novità è il Calibro 12.1.

Si tratta di un movimento meccanico a carica automatica prodotto da Kenissi manifattura di cui Chanel possiede un’importante quota. Alcuni componenti come la massa oscillante in tungsteno si possono apprezzare attraverso il fondello in vetro zaffiro.

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La cassa, in ceramica monoblocco, mantiene il diametro di 38mm ma si presenta con un profilo più arrotondato. Infine il legame con il mare sancito da un’impermeabilità garantita fino a 200 metri e dal nome che spicca a ore 6 sul quadrante.

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J12 infatti richiama alla memoria il fascino dei J Class da un lato e dei 12 Metri Stazza Internazionale. In poche parole quanto di meglio in termini di eleganza e performance la vela in generale e la Coppa America più nel dettaglio hanno saputo esprimere. 

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